Un corpo che non è solo un corpo ma è anche mente, cuore, aspettative e desideri. In ‘Post Pink. Antologia di fumetto femminista’, edito da Feltrinelli Comics, nove fumettiste italiane raccontano le diverse sfaccettature del mondo femminile. Perché quello di una donna non è mai un semplice corpo.
Nel volume a cura di Elisabetta Sedda (di Gavoi), per sfatare i miti e abbattere le differenze di genere, le nove autrici (Fumettibrutti, la Tram, Sara Menetti, Alice Milani, Margherita Morotti, Sara Pavan, Cristina Portolano, Silvia Rocchi, Alice Socal) sfidano se stesse e il mondo sul ring della lotta femminista. Senza esclusione di colpi.
Lotta per la parità di genere? Gavoi c’è. In libreria per Feltrinelli un’antologia a fumetti per scardinare i pregiudizi
In tanti è radicata la convinzione che gli scrittori scrivano per tutti, mentre le scrittrici scrivano per le donne.
Invece, le storie a fumetti contenute in questa antologia – che è un percorso nel corpo femminile a firma di nove autrici tra le più talentuose del panorama attuale – si rivolgono a tutti.
Perché raccontano di mondi, di atmosfere e di personaggi che spesso non hanno voce, ma che sono in grado di parlare a ognuno di noi.
Le protagoniste di questi racconti sorprendono e stupiscono perché sono donne forti, ironiche, sognatrici, ribelli, esplicite, taglienti, a volte anche impaurite, ma mai arrese a un unico destino di genere.
Sono tutte in lotta per affermare la propria identità, a discapito delle regole sociali e culturali che le vogliono confinate dentro un’etichetta o nello spazio angusto di una stanza.
La prefazione di Michela Murgia, che apre Post Pink, comincia così: “In Sardegna quando due persone si incontrano dopo molto tempo non si chiedono “come stai?” – domanda invadente quanto poche altre – ma si dicono a vicenda: “Ite mi contas?” Cosa mi racconti? Quella domanda aperta a tutte le possibilità è allo stesso tempo rispettosa e liberatoria. Il punto vero dell’incontro tra due persone non è infatti l’anamnesi reciproca dello stato di salute o d’animo, ma l’apertura di uno spazio di ascolto in cui l’altro può raccontare da sé la sua storia. Se vuoi comunicare a qualcuno che per te non esiste basta non fargli mai quella domanda. Per questo avere o non avere la possibilità di generare una narrazione di sé è la condizione più politica che c’è.”.
In questo senso Post Pink si pone un obiettivo profondamente militante, un intento politico fino al midollo, perché all’indomani di quella che sembrava la rivoluzione del #Metoo in cui le Storie della buonanotte per bambine ribelli vendevano 300.000 copie in pochi mesi in libreria, ancora assistiamo alla diminuzione di pena per un omicida in preda a una “tempesta emotiva”; nei processi per stupro ancora si giudica la vittima e ciò che indossa invece che le azioni degli aggressori;
si insegna alle ragazze ad aver paura a camminare da sole per strada perché ancora si giustifica l’esistenza di prede e predatori nella moderna società “civile”;
si considera ancora un oggetto il corpo femminile;
Si nega ancora il diritto alla legge 194 con evidenti raggiri, e potremmo continuare l’elenco all’infinito.
Brutte, sporche e cattive le femministe forse non lo sono più, ma c’è ancora chi le considera eccentriche.
Eppure se possiamo votare, guidare, studiare, ambire al lavoro che che amiamo, o anche solo vivere senza un coprifuoco, lo dobbiamo proprio a quelle femministe che si sono battute prima di noi, e che forse tanto strane non erano.
Sappiamo tutte e tutti che oggi c’è ancora tanto da fare per raggiungere l’uguaglianza di genere o il rispetto dell’individuo, chiunque esso sia.
Ecco cosa vuol dire essere femministe e femministi, e io spero fortemente che lo siano tutte le donne e tutti gli uomini di Gavoi.
Elisabetta
Complimenti da Gavoi.com