Quando entri nella casa di Giuseppe Satta tutto ha profumo di vecchia signora e di antiche essenze un po’ speziate. Ti sorprende la sua accoglienza infervorata sulla porta granitica e sentenziosa, piantata nel cuore di Gavoi. Facile ad un complimento sul tuo aspetto, subito ti inorgoglisce l’aver superato (sia pure col fiatone) la salita, che dalla sacralità della piazza del Santo conduce all’oscurità di un andito intransigente. In realtà ti aspetti l’enfasi artificiosa di certi stilisti protagonisti delle soap latinoamericane, invece Giuseppe ti mostra, ancora esterrefatto per il risultato, la sua cucina rustica appena svuotata dei ricordi di quand’era bambino, mentre stringe tra le mani una sorta di vecchio amuleto a forma di zucca, carrozza di Cenerentola coperta finemente di filigrana d’argento con un’anima di cristallo verde. La trasformazione da sfortunata fanciulla che lava i pavimenti della matrigna a principessa è già avvenuta dentro di te. Sei nel castello del principe e il salotto buono della festa pare comodissimo per raccontarsi …
“The beautiful people è la bella gente – ti racconta con la gratitudine per l’ascolto che solo un bambino sempre inascoltato sa manifestare – quella che ha uno stile, una personalità che riconosci dal profumo, che è interessante, che vedi una volta e che poi non vedi più, a cui racconti una cosa che non avresti mai raccontato a nessuno. È difficile fare di questi incontri. La gente non si incontra perché non esce e non esce perché non si sente motivata dalle occasioni. La bella gente non è ipocrita ed io credo che questa gente possa muovere il mondo. La creatività, la voglia di scoprire, la voglia di scambio e di comunicazione: questo muove la bella gente.”
Sembra quasi che mi abbia letto nel pensiero, rispondendo alla domanda inespressa su cosa sia questo nuovo evento a cui sta lavorando. Il titolo, la partecipazione e la collaborazione della sua cara compagna di disegno delle elementari: “Rosangela è una bravissima sarta, lei è pignola e va bene così, perché così mi posso nascondere. Lei occupa degli spazi che io non ho, è timorosa di esporsi e di apprezzarsi. Io al contrario oso molto.”
Quando ti siedi di fronte a Giuseppe pensi di riuscire a carpire chissà quale inconfessabile segreto a tutela di uno strano mistero ed invece lo scopri più limpido di un figlio accoccolato sui braccioli della poltrona della madre. Te lo vedi lì di fronte disarmato e disarmante, a raccontarti della sua passione per i cartoni animati e per i giochi dell’infanzia, a negare i colori scuri dell’orbace nelle sue creazioni e a confessarsi: “le cose ti riportano a quello che tu hai rimandato. Dovevo riaprire una parentesi, che oggi ancora non ho richiuso!”. E capisci tutto l’irrisolto che un uomo ostinato e sincero si porta dentro dall’isola che lo trattiene.
The beautiful people è il titolo dell’evento che a giorni si terrà a Nuoro: danza classica e musica elettronica, giochi di fuoco e moda, spazi per temi sociali e incanto per la letteratura. Pare che non manchi proprio nulla: “E’ un invito alla bella gente ad uscire di casa. Io mi innamoro delle persone e voglio suscitare in loro la pelle d’oca e devo emozionarmi io in primis. La pelle d’oca è mossa da momenti particolari, da qualcosa di inaspettato che non può essere controllato ed io voglio farlo per divertirmi con gli altri. Cerco emozioni e spero di trasferirle. Le emozioni non si possono anticipare o descrivere, si devono vivere. Il mezzo è il vederle sfilare davanti ai propri occhi.”
Quando prendi la parola per rilanciare l’argomento, ogni parola sembra banale rispetto alla semplicità e alla forza dei suoi racconti. Passare da Heidi a Casta diva nella voce della Callas è un gioco spontaneo per Giuseppe Satta: “Non si può essere diva e casta. La casta è una diva di nascosto e non sarà mai se stessa. La castità non porta alla divinità, ma solo all’oblio delle emozioni. Diva può essere chiunque: dipende dalla bellezza che riesci ad esprimere. Io sono casto tantissimo e questo mi permette ancora di sognare. Ma anche divo: a volte vorrei sparire, ma a volte mi sento molto più in alto degli altri. Essere divo va a momenti, come la felicità e la gioia e le emozioni forti che riesci a riflettere da te al mondo.”
A questo punto la domanda nasce finalmente in forma di intervista standard: Dusia Poian, giovanissima ballerina classica, danzerà sulle note di Vincenzo Bellini e come si può collegare con le proposte musicali del Dj Pietro Mureddu? “Giocare tra gli antipodi! Io non ho un equilibrio e non voglio essere una persona equilibrata. Bisogna saper essere infantili e superficiali, ma responsabili. Mai prendersi troppo su serio, però coltivarsi. Io giocherei ancora oggi a nascondino.”
A questo punto ti senti di incalzarlo e non dargli tregua: il titolo The beautiful people evoca una telenovela famosa, eppure nello scatolone dello spettacolo all’aria aperta saranno letti brani di Grazia Deledda, che nulla hanno a che vedere con le sceneggiature dei serial televisivi. “Io vedo divertente il titolo da telenovela, anche se per me quella serata sarà una cosa serissima. Io seguo Il segreto e le telenovelas, perché non sono serio e sono molto infantile. Ma non ho la presunzione di indirizzare la gente a pensare qualcosa. Io voglio regalare soltanto provocazioni ed ironie. La provocazione non è mai uno schiaffo tranne per chi vuole riceverlo e l’ironia è una cosa complicata. Può essere inappropriata o può essere geniale. L’ironia e la satira non possono avere limiti. La libertà di esprimersi muove il progresso”
Quando entri nella casa di Giuseppe Satta pensi di parlare di moda e di trucco, invece ne esci con una serie importante di sollecitazioni e curiosità. Ti ritrovi a parlare del Centro Antiviolenza Ondarosa di Nuoro e della collaborazione con la casa editrice Il Maestrale e poi ti dici che non puoi non chiedergli della sfilata, della piazza davanti all’ex mercato comunale di Nuoro dove, come in un backstage, dal vivo lui vestirà i suoi 17 modelli e modelle: “C’è una linea sottile tra originalità, estrosità e cattivo gusto. Non è facile non superarla. Proporrò qualcosa di riconoscibile e mettibile di giorno e di sera, un guardaroba intercambiabile tra uomo e donna. Sarà una sollecitazione a venir fuori ed essere se stessi. Sarà un invito ad essere fieri di come si è. È questo che collega tutti i momenti della serata: riconoscersi senza che sia permesso a nessuno di coordinare la tua vita.”
E così, quando pensi di essere riuscita a cavare ogni possibile suggestione dall’immagine che lui stesso ha del suo lavoro, senti che è il momento di lasciare quel palcoscenico in cui abbiamo giocato a fare io la giornalista e lui il vip. Stai per salutarlo, ma non vuoi andar via senza un ultimo scambio di emozioni: – Il fuoco, Giuseppe, cos’è per te il fuoco e cosa saranno gli spettacolari giochi di luci dell’artista Gonata Feur Frei, che si esibirà quella sera? – “Io vivrei la notte e le mie energie sono notturne. La mia creatività è notturna. Il fuoco illumina la notte, il fuoco è magia e mistero. La base delle mie creazioni è il nero e le fiamme.”
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Elena Manni