La mostra di fotogiornalismo più prestigiosa al mondo avrà residenza a Gavoi dal 27 ottobre al 18 novembre
61ma edizione Fotografia e Giornalismo Gavoi “Inaugurazione 26 ottobre
|Apertura al pubblico | 27 ottobre – 18 novembre Ex Caserma | Via Sant’Antioco, 2
Per la prima volta arriva in Sardegna la 61ma edizione di World Press Photo, la mostra di fotogiornalismo più prestigiosa al mondo.
Il tour partito da Amsterdam lo scorso aprile, raggiunge ogni anno oltre 4 milioni di visitatori in tutto il mondo e saranno 100 le città coinvolte in un lungo viaggio che farà tappa in 45 Paesi e avrà residenza a Gavoi dal 27 ottobre al 18 novembre. World Press Photo è considerato uno dei più importanti concorsi nell’ambito del fotogiornalismo mondiale ideato nel 1955 dall’omonima fondazione, istituzione indipendente per il fotogiornalismo senza fini di lucro, con sede ad Amsterdam. La mostra in Sardegna, organizzata da Jannas, partner ufficiale della Fondazione World Press Photo, sarà aperta al pubblico il 27 ottobre, mentre il 26 si terrà l’inaugurazione alla presenza della rappresentante della World Press Foundation e curatrice della mostra, Carla Vlaun. L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio del Comune di Gavoi e il sostegno di Fondazione di Sardegna, Camera di Commercio di Nuoro, Consorzio BIM Taloro.
Le fotografie in esposizione includono vincitori e finalisti della 61esima edizione del concorso, 42 foto-reporter, documentaristi e giornalisti, molti dei quali appartenenti alle più importanti agenzie di notizie e testate giornalistiche del mondo, provenienti da 22 Paesi. I premi vengono assegnati in base al giudizio di quattro giurie specializzate nelle otto categorie in concorso – Storie di attualità, Ambiente, Notizie generali, Progetti a lungo termine, Natura, Volti, Sports e Spot news – e annunciati il 12 aprile ad Amsterdam. Le immagini illustrano le storie e gli avvenimenti più significativi del 2017 e premia il miglior fotogiornalismo – che ha il compito di riportare una notizia con accuratezza – insieme al valore estetico e tecnico dell’immagine. Sono immagini simboliche del nostro tempo che documentano spesso le tragedie e la sofferenza di popoli ai confini del mondo, storie di sopraffazione ma anche di speranza e rinascita.
Per il riconoscimento più importante, World Press Photo of the year, sono arrivate in finale immagini emblematiche, di un forte impatto emotivo:
- al dramma della battaglia di Mosul – Ivor Prickett,
- alla strage dei Rohingya in Birmania – Patrick Brown,
- dall’attentato sul ponte di Westminster a Londra –Toby Melville,
- al ritratto di una giovane ragazza sopravvissuta agli orrori di Boko Haram – Adam Ferguson,
- per chiudere con le proteste in Venezuela contro le politiche del governo Maduro – Ronaldo Schemidt.
Quest’ultimo, scelto nella categoria Spot News, fotoreporter della Agence France-Press, si è aggiudicato il premio World Press Photo of the Year 2018 con la foto del giovane Victor Salazar Balza che prende fuoco durante i violenti scontri a Caracas, tra polizia e oppositori del governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. Il giovane Salazar, che sopravvive all’incidente riportando ustioni di primo e secondo grado, diventa simbolo della Crisi in Venezuela, nome che Ronaldo Schemidt ha dato all’immagine, e come suggerisce la giuria, quest’anno presieduta da Magdalena Herrera, della rivista Geo in Francia, “L’uomo, ha una maschera sul viso, sembra rappresentare non solo se stesso, che prende fuoco, ma in un certo senso dà l’idea che sia il Venezuela a bruciare”, e ancora “C’è un piccolo dettaglio sulla foto che la rende potente. C’è una pistola sul muro, con affianco la parola paz, pace”.
Tra gli altri fotoreporter premiati nelle categorie in concorso, anche cinque italiani: Luca Locatelli, autore del reportage “Hunger Solution”, secondo premio per la categoria dedicata all’impatto umano sull’ambiente; Francesco Pistilli terzo premio categoria Notizie Generali per il reportage “Lives in limbo”, sulla vita dei migranti costretti ad affrontare il rigido inverno serbo, dopo la chiusura della rotta balcanica; Fausto Podavini, secondo premio nella categoria Progetti a lungo termine, per il suo lavoro “Omo Change”, che mostra l’impatto sulle popolazioni locali della costruzione della grande diga Gilgel Gibe III in Etiopia; Alessio Mamo, con il ritratto della bambina “Manal, War Portraits” – reportage sull’ospedale MSF di Amman – si è aggiudicato il secondo premio nella categoria Volti e Giulio Di Sturco, secondo premio, categoria Storie di attualità, con “More Than A Woman”, premiato per ben due volte nei precedenti concorsi.
In mostra a Gavoi anche i vincitori dell’8a edizione del World Press Photo Digital Storytelling Contest, un concorso parallelo lanciato nel 2011, che dà spazio ai digital storytellers, ovvero le migliori forme di visual journalism utilizzate in questi ultimi anni grazie alla diffusione delle tecnologie digitali e di internet e che hanno cambiato il modo in cui si producono e si consumano le storie.
Dal lunedì al sabato sarà possibile usufruire del servizio visite guidate per l’utenza scolastica. Jannas è inoltre disponibile per la presentazione della mostra nelle scuole in modo da introdurre le tematiche del percorso fotografico e sollecitare l’interesse degli studenti durante la vista. Si richiede la prenotazione.
Comunicato stampa 25/10/2018 Jannas
Chi è JANNAS
JANNAS, partner ufficiale di World Press Photo Foundation, è una cooperativa che offre servizi e consulenze per realizzare progetti indirizzati a promuovere e vivacizzare i territori, insieme alla valorizzazione e gestione delle sue risorse. Si rivolge a enti pubblici e aziende private ai quali intende mettere a disposizione il proprio sistema di conoscenze e competenze per elaborare azioni sinergiche dirette a incidere sullo sviluppo locale di territori periferici. In quest’ottica ha individuato, nella mostra fotografica World Press Photo, un grande attrattore culturale che permetterà di catalizzare l’attenzione e la partecipazione di un vasto pubblico esterno al territorio, dando accesso a esperienze culturali di alto valore insieme all’arricchimento dell’offerta turistica di un luogo contraddistinto da un forte senso identitario, ma aperto al mondo, la Barbagia.